La rete a portata di click
Dai registri su carta ai pannelli cartografici: come si è evoluta la mappatura della rete
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Dagli schemi realizzati a mano, grazie all’impegno degli operativi sul campo, agli strumenti più avanzati che consentono di entrare all’interno di una cabina di trasformazione, da remoto: mappare la rete è una delle attività primarie e imprescindibili del nostro lavoro. Vediamo insieme come è cambiata nel tempo.
Essere presenti, anzi capillari sul territorio per raggiungere i nostri clienti ed intervenire tempestivamente: a questo servono le mappe, a tracciare ogni asset della nostra infrastruttura per osservarla, monitorarla, e permetterci di prevenire o agire con rapidità in presenza di una criticità.
Ma come vengono realizzate? Negli anni novanta, ci racconta Giuseppe Manisco, ex dipendente ora in pensione, le si disegnava a mano e su carta, facendo affidamento su quello che c’era di più prezioso nella quotidianità di un operativo: la conoscenza approfondita del territorio e l’esperienza sul campo.
“Lo schema elettrico era affidato alla memoria degli operai e dei capisquadra, che conoscevano a menadito la collocazione dell’impianto, delle cassette, dei punti di sezionamento e di tutto il resto”, aggiunge Manisco.
La vera ricchezza di questi “registri” stava proprio nel fatto che fossero il primo tentativo di dare una sistematizzazione alle conoscenze consolidate in un’ottica di risposta ad eventuali emergenze o, comunque, per tenere traccia della dislocazione della rete sul territorio.
Tutto questo lavoro di progettazione e realizzazione si è rivelato poi fondamentale per poter implementare la tecnologia attuale.
La svolta in termini di innovazione avviene infatti negli anni duemila con il Sigraf (SIstema GRAFico), “Il programma operativo che è il risultato del lavoro e dei rilievi fatti sul posto dai colleghi, incrociati con i dati delle mappe catastali in ogni area”, spiega Luigi Fulgenzi, referente rete e telegestione della Zona Molise.
Questi fogli hanno poi subito un'ulteriore evoluzione nel PUC, il Pannello Unico Cartografico, nato per interagire con altri applicativi e strumenti, tra cui anche le mappe e lo Street View di Google, la tecnologia 3D per quanto riguarda la scansione di tutto quello che potrebbe trovarsi intorno alla nostra rete, e non ultima anche la realtà virtuale avanzata, che ci fa entrare “fisicamente” e da remoto nelle cabine di trasformazione. “Un software che, grazie anche al contributo dei rilievi fotografici scattati durante le ispezioni in elicottero, ci permette di usufruire di una mappa interattiva dalla quale è possibile calcolare le distanze tra i conduttori e il terreno, visualizzare eventuali criticità tra cui la presenza di isolatori danneggiati o vegetazione prossima alle nostre linee in conduttori nudi - racconta Gianni Catalano, operaio tecnico dell’Unità Operativa Campobasso-Termoli, tutto questo, dietro ad un monitor”.
Grazie a questi strumenti si può, inoltre, attuare una programmazione delle attività più efficiente, avendo una visione reale di quello che gli operativi troveranno sul posto. Una mappatura che consente di valutare a monte la presenza di eventuali interferenze con altri impianti e che supporta i colleghi per mettere in campo tutte le procedure finalizzate a garantire l’esecuzione di tutte le attività in sicurezza.
Anche i tecnici di squadra interagiscono con questi sistemi tecnologici: grazie ad applicazioni realizzate per gli smartphone riescono a visualizzare le mappe, le modifiche fatte dai colleghi e soprattutto conoscere le caratteristiche della rete, sapendo con esattezza il punto su cui intervenire.
Un complesso di strumenti, dunque, che facilitano e rendono possibile il monitoraggio dell’infrastruttura per garantire un servizio elettrico più efficiente e continuo.