• 10 febbraio 2022

L’arte del costruire la rete: i tirafili

Un mestiere storico e il cambiamento, raccontati da chi li ha vissuti

Vecchie foto di alcuni operai enel che vengono formati come tirafili

Hanno contribuito a costruire la rete elettrica in Italia, permettendo così di illuminare il Paese da Nord a Sud: scopriamo insieme un mestiere che ha fatto la storia della nostra azienda, quello dei tirafili. 

Erano coloro che “montavano” concretamente una linea aerea. Conduttori in spalla per depositarli ai lati, lì dove sarebbe poi nata l’infrastruttura: iniziava così la giornata degli operativi protagonisti dello sviluppo e della manutenzione della nostra rete.

Stendere i conduttori dalla bobina, ognuno su un palo, portarli in alto senza mai farli toccare terra per poi “tesare” le campate: ognuno con i suoi compiti ma tutti coordinati per un lavoro in team. Come ci racconta, Ferdinando Scarascia, ex dipendente ora in pensione, la squadra era composta generalmente da dieci colleghi, che si dividevano i compiti, tra quelli più manuali, come scavare le buche per accogliere i sostegni, a quelli più tecnici legati alla manutenzione e agli interventi su guasto. Dovevano essere molto abili e determinati, aggiunge Giuseppe De Marco, anche lui ex dipendente ora in pensione, perché non sempre le zone in cui si operava erano facili da raggiungere o le condizioni climatiche sempre ottimali. 

Un occhio alle tabelle con cui confrontarsi per tesare al meglio il conduttore in base alla lunghezza della linea, alla sua sezione e alla temperatura esterna, ma soprattutto una grande esperienza sul campo aggiunge Salvatore De Giuseppe, anche lui in pensione. Come artigiani, i tirafili hanno intessuto chilometri di rete elettrica grazie alla loro manualità e alla conoscenza operativa che consentiva loro di “porre la firma” sulle linee. 

Come tutte le attività, anche questa si è evoluta con l’avanzare dell’innovazione tecnologica: ne sono testimoni i colleghi ora in pensione come anche Vito Baglivo, che ha attraversato tale trasformazione, partendo da un’epoca in cui “la tesatura dei conduttori era del tutto manuale”, passando poi con l’avvento del pre-cordato ad utilizzare strumenti di lavoro sempre più performanti e maneggevoli. Ricorda ancora il peso del tirfort manuale utilizzato per la prima volta in quella gelida notte d’inverno. 

Oggi questo mestiere è mutato grazie all’utilizzo di attrezzature sempre più confortevoli e all’introduzione di nuove procedure e metodi di lavoro, ma anche chi ha meno anni di servizio ricorda come si operava un tempo: “I colleghi che ci hanno preceduto - racconta Marco Carassai caposquadra dell’Unità Operativa di Macerata - hanno saputo trasmettere con orgoglio la loro esperienza e di questa ne facciamo quotidianamente tesoro per fronteggiare sul campo gli imprevisti con destrezza e professionalità”.  

E quando si parla di presente, non si può non immaginare un’infrastruttura sempre più resiliente. In tale direzione, come ci raccontano i nostri colleghi, il cambiamento ha coinvolto prima di tutto i cavi: da nudi, si è passati ai primi isolati fino all’elicord, in grado di aumentare la resistenza della rete alle intemperie e ai fenomeni meteorologici estremi come le ondate di calore o le nevicate intense. 

Nonostante gli anni dei “primi” tirafili siano ormai lontani, c’è chi ne conserva un ricordo prezioso: “Era un momento particolare, quasi un rito…”, ci racconta Rocco Mangia, caposquadra dell’Unità Operativa Maglie-Galatina, “appena conclusa l’ultima campata con l’arrivo dei cavi in cabina, la soddisfazione di armare l’interruttore e vedere una nuova zona illuminata, era immensa. Immensa come la passione per il nostro lavoro”.

Questa “cerimonia” resta consolidata non solo nelle pagine di storia della nostra azienda, ma anche, e soprattutto, nell’attenzione posta nel lavoro quotidiano: è la rete costruita nel passato dai tirafili la base solida per quella del presente e del futuro.

 

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